LO SFOLLAMENTO

Era l`undici Novembre del 1943, l`infausto giorno dello sfollamento. Le forze di occupazione tedesca avevano obblicato al nostro paese di abbandonare le nostre case, ed i nostri beni.. Resistere a questo ordine significava da parte della popolazione  mettere a repentaglio la vita di tante persone, per lo piu` di tanti noi bambini. Fu cosi` che dopo alcuni tentennamenti si decise a malincuore di lasciare tutto e rifuggiarsi sulle montagne cicostanti. La maggior parte della popolazione lo fece, alcuni nostri paesani optarono a rimanere nelle loro case e collaborare con le forze nemiche. Ricordo la mamma che ci sfeglio` molto presto quella mattina per dirci che dovevamo andarcene perche` altrimente uomini cattivi ci avrebbero fatto del male. Con me di sette anni e mio fratello di tre anni e con un fagotto ripieno per lo piu` di panni la mamma, incinta di cinque mesi, si mise in cammino verso il monte difesa dove in un pendio mio padre ed un mio zio avevano costruito in pietra una rustica capanna che poteva ospitare almeno noi bambini nelle notti fredde di quell`inoltrato autunno. Dalla nostra capanna si vedevano tante altre famiglie che come noi avevano scelto quel posto per vivere disumanamente, ma vivere. Ricordo che dopo un paio di giorni non avendo piu` niente da mangiare mia madre con mia zia decisero di ritornare a casa di notte per prendere un po di cibo per farci mangiare. Era estremamente pericoloso, perche` se i tedeschi l`avrebbero viste le avrebbero fatto di sicuro del male. Fu cosi` che dopo peripezie di ogni tipo, dopo aver evitato, gettandosi dal secondo piano della nostra casa alcuni soldati nemici, riuscirono a portare nella capanna un po` di cibo per farci mangiare. Gli uomini dovevano stare sempre all`erta perche` se venivano presi dai tedeschi sarebbero stati portati in luoghi che potevano essere vicini o lontani per farli lavorare o metterli a fare da scudo alle loro pattuglie di perlustrazione. Per evitare tutto questo avevano escogitato uno stratagemma che consisteva nel fare un fischio particolare per avvisare gli altri uomini che c`erano in giro i soldati tedeschi. Raccontare nei minimi particolari tutti i disagi, le privazioni, il freddo e la fame e le disumane condizioni igieniche che patimmo in quella montagna ci servirebbero mille pagine di questo sito. Posso solo dire che malgrado tutto questo, le tante persone che popolavano quella zona mai persero la speranza, mai mostravano la loro disperazione, mai si dietero per vinte, riuscirono sempre, molte volte mettendo sempre a rependaglio la loro vita, a trovare il modo per darci, almeno una volta al giorno, un po` di cibo. Ricordo che vivendo sempre fuori ed essere sempre soggetti alle continue intemperie atmosferiche ci bagnevamo spesso e le nostre madri ci cambiavano con altri panni, mettendo ad asciugare sulle piedre i nostri panni bagnati senza purtroppo poterli lavare. Fu cosi` per ben cinque settimane, fino a quanto una mostruosa nevicata costrinse i nostri genitori a cercare rifugio nella piana peligna. Molti si rifugiarono a Sulmona, altri nei paesi vicini, la mia famiglia si trovo` a chiedere ospitalita` ad una frazione sul Gizio che si chiamava " Le casette di Panette". Forse per il nostro deprecabile stato igienico, forse perche` non si fidavano di noi, incontrammo da parte della popolazione di quel piccolo borgo una resistenza a volerci accettare. Ricordo mio padre che si recava da una casa all`altra, cercando di convincerli a darci per un po` ospitalita` perche con due bambini e mia madre incinta non sapeva dove andare. Fu cosi` che una signora ci offri` una stanza a pian terreno che lei usava principalmente per rimessa attrezzi per l`agricoltura. Era una stanza buia e molto umida, ma per noi che venivamo da una capanna fu come entrare in una reggia. Dopo un paio di giorni, nella ricorrenza del Natale, la signora conoscendoci un po`meglio, e constatato lo stato di mia madre ebbe la generosita` di darci due stanze nel retro casa che aveva anche una rudimentale cucina. Fu li` che vivemmo per altri cinque mesi e fu li` che nel mese di marzo venne alla luce mia sorella Maria. Nel mese di Maggio ci fu concesso di ritornare a casa, un ritorno tanto agognato quanto deprimente, perche` potemmo constatare per la prima volta che tutto cio` che avevamo era stato saccheggiato, ritrovammo una casa spoglia di tutto i beni che possedevamo. Fu per i miei genitori, e sono sicuro, per molti altri genitori, il momento di non potersi guardare intorno, di rimboccarsi le maniche e riiniziare da zero il cammino verso la rinascita, verso una vita completamente nuova e faticosa. Ed in un momento cosi` difficile che il mondo occidentale sta vivendo, un ricordo di quei tempi, di tutti quei sacrifici che furono fatti soltanto per portare un po` di cibo sulla tavola famigliare, sarebbe utile ed istruttivo per molti di noi che sacrifici si` li stiamo facendo, ma non sono per niente paragonabili a quelli di allora.Continua